È morto all’ospedale di Legnano Christian Martinelli, 49 anni, rimasto vittima di un infortunio sul lavoro avvenuto mercoledì mattina a Busto Arsizio. Sposato e padre di due bambine , viveva in provincia di Varese. Dalle prime informazioni risulta che l’operaio era alle prese con un macchinario in un’azienda meccanica in via del Roccolo, la «Costruzioni Meccaniche Luigi Bandera spa», quando si è verificato l’incidente. Fonti sanitarie parlando di un trauma da schiacciamento dovuto a un tornio meccanico . La Procura di Busto Arsizio ha aperto un’indagine per omicidio colposo a carico di ignoti. Il pm di turno ha disposto l’autopsia e fatto sequestrare il macchinario.
Erano circa le 8.30 quando è stato dato l’allarme al 112 che ha inviato sul posto un elicottero sanitario da Como, oltre a un’automedica. Christian era cosciente quando i suoi colleghi l’hanno soccorso, poi avrebbe avuto un infarto . I sanitari hanno immobilizzato il ferito e praticato le prime manovre salvavita. L’uomo è stato poi caricato a bordo di un’ambulanza della Croce rossa italiana di Busto Arsizio e trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale di Legnano dove è arrivato in gravissime condizioni attorno alle 10. Sul posto hanno operato il personale di Ats, i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Busto Arsizio.
La moglie Sara è sotto choc: «Non sono riuscita a dirlo alle bambine », ha detto al Tgr Lombardia. «Si lamentava che fossero in pochi , sto aspettando che mi facciano entrare, per prendere le sue cose», ha raccontato quando si è presentata davanti all’ingresso della fabbrica in compagnia della suocera, per chiedere gli effetti personali del marito, padre delle sue due bambine di 7 e 8 anni .
L’azienda, che realizza macchinari per estrusioni plastiche, ha due unità produttive in città , una lungo la strada statale del Sempione e l’altra in via Roccolo, quella in cui si è consumata la tragedia: nel capannone non ci sono più operai , lasciati ritornare a casa dalla proprietà. «Stiamo cercando di ricostruire l’accaduto con precisione », ha spiegato Rino Pezone, della segreteria provinciale della Fiom Cgil di Varese. «Nel pomeriggio incontreremo i dipendenti della seconda unità produttiva». «Dobbiamo prendere atto che ad ogni ripresa dell’attività lavorativa corrisponde anche un incremento degli infortuni sul lavoro» , ha commentato la segretaria provinciale della Cgil di Varese Stefania Filetti , «e questo dipende anche dalla carenza del personale preposto ad eseguire i controlli che faticano ad essere evasi anche sulla base di specifiche segnalazioni».
Il presidente lombardo Attilio Fontana ha espresso «profondo cordoglio e vicinanza » alla famiglia di Christian Martinelli: «Continueremo a fare tutto quanto possibile per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. L’impegno per prevenire sciagure come queste sarà sempre forte e concreto». L’incidente, come quello fatale accaduto lunedì a Montemurlo, ha riacceso le polemiche sulle morti sul lavoro . Per il deputato di Leu, Stefano Fassina, «è una strage »: «Non sono incidenti ma morti annunciate. Avvengono con una regolarità agghiacciante. È l’emergenza nell’emergenza della pandemia».
Stesse parole usate dal segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: «Si è riaperta la strage di Stato». «Una tragedia inaccettabile che spesso è figlia di mancati controlli, scarsa formazione professionale e politiche al risparmio in tema di prevenzione», commenta il segretario del Pd lombardo Vinicio Peluffo, che chiede «un ruolo attivo e diretto di Regione Lombardia, magari istruendo una commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro ». A difendere l’operato del Pirellone è il leghista Fabrizio Cecchetti che ricorda come «in questi anni si è fatto molto, soprattutto in Lombardia, dove la giunta Fontana in questi tre anni ha stanziato importanti risorse per aumentare la prevenzione e i controlli», ma «questi incidenti ci dicono che a livello nazionale non è ancora abbastanza».
Sono 27 i morti sul lavoro in Lombardia nei primi tre mesi del 2021 rispetto ai 21 infortuni mortali del primo trimestre 2020. I sindacati confederali chiedono «investimenti da parte delle aziende nella cultura della sicurezza e nella prevenzione» e alla Regione domandano di «restituire operatività ai servizi di prevenzione negli ambienti di lavoro cui spetta la vigilanza sul rispetto delle norme e la prevenzione, rafforzando il personale dedicato ai controlli nelle aziende».
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