Macerata Opera Festival 2022 – Chung dirige Beethoven con l’Orchestra di Santa Cecilia – Connessi all'Opera

2022-08-13 05:57:27 By : Mr. Arron Liu

Lirica e dintorni ai tempi del 2.0

Myung Whun Chung, ovvero della sfumatura. Vivo successo allo Sferisterio di Macerata per il concerto del direttore coreano, alla guida della magnifica Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Una serata che ha seguito di poco l’inaugurazione della 58ª edizione del Macerata Opera Festival, affidata alla Nona sinfonia d Beethoven nell’interpretazione di orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino, guidati da Zubin Metha. Omaggiava il Titano di Bonn anche il concerto con Chung, che aveva in programma le Sinfonie 6 e 7. Si tratta di una stagione che ha visto quest’anno un cambio nella direzione artistica, con l’arrivo di Paolo Pinamonti (confermato invece il sovrintendente Luciano Messi) e Donato Renzetti alla direzione musicale. Proprio Renzetti sale sul podio per Tosca di Puccini con la regia di Valentina Carrasco, spettacolo previsto nel 2020 e che era già stato spostato a quest’anno. Così come Il barbiere di Siviglia di Rossini, esito di un concorso registico, vinto da Dario Menghini, che andrà in scena in agosto con la direzione di Alessandro Bonato. Il terzo titolo operistico in cartellone è Pagliacci di Leoncavallo, con la regia di Alessandro Talevi e la direzione di Timothy Brock. Completano il programma – sensibilmente diverso nell’approccio rispetto a quanto fatto negli anni immediatamente precedenti – alcuni concerti sinfonici, tra cui l’interessantissima integrale dei Concerti per pianoforte di Beethoven affidati al tocco aristocratico di Jan Lisiecki.

Grande successo, dicevamo, per Chung e l’Accademia di Santa Cecilia. In effetti, è stata una serata ricca di emozioni per la capacità del celebre direttore di offrire all’ascolto una lettura del tutto singolare della partitura beethoveniana, secondo una originalità di approccio che – paradossalmente – va nella direzione di un’adesione alle ragioni più profonde della musica. Niente preoccupazioni filologiche per Chung, semmai filosofiche. E solo la sua straordinaria capacità di entrare nella partitura per offrirla all’ascolto come in un rito, del quale lui, discreto e pur magnetico officiante, è il fulcro. Ecco così che, soprattutto nella Sesta Sinfonia, abbiamo assistito a un racconto ove al centro stava la sfumatura, in tutte le sue declinazioni. La natura evocata dalla scrittura beethoveniana non era quella così immediata e vivida di un Caravaggio. Piuttosto, respirava della stessa domestica poesia delle cose che caratterizza la pittura di un Morandi. Un suono sempre lucido, dunque, con sonorità spesso contenute entro un non ampio campo espressivo, quasi a esercitarsi sulle infinite sfumature di colori simili. Nel secondo movimento il maestro deliba un eloquio sobrio, ove la naturale luminosità degli archi (sentire la calda e vibrante tornitura dei violoncelli!) si staglia sullo sfondo delle soffici sonorità dei fiati, quasi un sottile ricamo nel silenzio. Il contrasto dinamico si fa più cogente nel terzo movimento, rustico a tratti, nel suo ritmo danzante, per poi sfociare nella sorgiva bellezza del tema che attraversa l’ultimo movimento. Una Sesta Sinfonia di apollinea bellezza, solo talvolta attraversata da un fremito dionisiaco, ove la nobiltà del fraseggio si accompagnava sempre a un legato di altissima scuola.

Parimenti emozionante – ma un tantino meno originale – l’approccio alla superba Settima Sinfonia. Anche in questo caso, encomiabile è stata la capacità di mettere in evidenza il dettaglio strumentale pur entro un arco narrativo coerente e teso (e qui dobbiamo dire che l’acustica non amplificata dello Sferisterio è comunque più che soddisfacente). Il gioco di contrasti del primo movimento si stempera nello struggimento del sublime secondo tempo, il cui canto non cede mai alla disperazione e appare come illuminato da una superiore visione di fede. Non c’è ombra di retorica, nella lettura di Chung, che cede alfine all’esplosione di vitalità dell’ultimo movimento, ma sempre nel segno della nettezza del profilo melodico e dell’inesorabile pulsare ritmico.

Ludwig van Beethoven Sinfonia 6 in fa maggiore op. 98 Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Direttore Myung-Whun Chung

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