L’umanoide arriva in fabbrica: ecco a voi RoBee, nato dalle menti Oversonic

2022-05-14 21:13:37 By : Mr. Paco Wong

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Il robot RoBee insieme con Fabio Puglia, fondatore e Presidente di Oversonic, l’azienda di Besana Brianza che lo ha sviluppato e che lo produce.

Arriverà sul mercato nel 2022, dopo due anni di sviluppo e test sul campo. Si chiama RoBee ed è il primo robot umanoide pensato per impieghi concreti in un sito produttivo. A progettarlo e produrlo un’azienda italiana, Oversonic.

Finora siamo stati abituati a vedere i robot umanoidi nei film di fantascienza o nei laboratori di ricerca. In Italia, tra l’altro, abbiamo una grande tradizione ed expertise nello sviluppo sperimentale di questo tipo di automi. I laboratori dell’IIT di Genova, così come quelli della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, del Centro Ricerche Enrico Piaggio, sempre di Pisa, e dell’Università di Napoli Federico II, così come i Leonardo Labs del Politecnico di Milano, hanno tutti quanti sviluppato negli anni recenti androidi con lo scopo di verificare la loro capacità operativa in situazioni reali, ma anche le interazioni che si creano tra gli uomini e queste macchine che tanto ci assomigliano.

Ora però un’azienda italiana, nata appena due anni fa, ha sviluppato un robot umanoide che non è destinato alla ricerca, ma a produrre, nelle fabbriche del manifatturiero e nelle strutture sanitarie. L’azienda si chiama Oversonic, e ha sede a Besana Brianza, in provincia di Monza Brianza. Il robot invece è stato battezzato RoBee e sembra proprio un androide uscito da qualche film di fantascienza. Non è molto alto, circa un metro e cinquanta, ed è di corporatura massiccia. La testa è candida, con una bocca mobile che si apre e si chiude quando parla e un paio di occhi azzurri che si muovono vivaci. In realtà sono solo due simulacri, realizzati a beneficio delle relazioni con le persone, perché la capacità di visione è assicurata da telecamere inserite nella fronte. Il resto del corpo è nero, vivacizzato da una sorta di giubbetto color acquamarina, almeno nella versione che abbiamo visto durante la presentazione, avvenuta lo scorso 27 settembre 2021.

RoBee interagisce con il suo interlocutore. L’automa è stato progettato per avere scambi anche di tipo sociale con le persone.

Le braccia sono lunghe e robuste. La sinistra è dotata di una mano a cinque dita in tutto simile alla nostra, la destra termina in una pinza di presa industriale, che la rende simile a un braccio robotico collaborativo. RoBee ha anche due gambe, che per il momento poggiano su un carrello a ruote in grado di muoverlo in modo autonomo, e riconoscendo gli ostacoli, in qualsiasi ambiente.

Il robot è anche in grado di interagire in modo alquanto convincente con le persone. Risponde alle domande, anche con una certa arguzia, esegue gli ordini, è in grado di afferrare oggetti e di sollevare fino a 5 kg, e può leggere, in diverse lingue.

PENSATO PER LA SMART FACTORY

“Tutte funzioni”, spiega Fabio Puglia, fondatore e Presidente di Oversonic, “pensate non per sorprendere, ma per fare di RoBee un robot umanoide e cognitivo in grado di affiancare l’uomo in compiti complessi, usuranti e ripetitivi. Nella nostra visione può essere impiegato in vari ambiti, in particolare nelle ‘smart factories’ dove già management e addetti sono abituati a una produzione altamente automatizzata”.

Le capacità cognitive sono centrali quanto quelle fisiche in questo progetto. Puglia racconta un aneddoto, a suo parere significativo del ruolo che un umanoide di questo tipo può giocare in uno scenario di lavoro o produttivo. “Durante lo sviluppo”, racconta, “abbiamo piazzato un esemplare di RoBee nella nostra reception, con il compito di accogliere i corrieri, anche per assicurare l’adeguato distanziamento sociale in tempi di pandemia. Dopo un primo momento di sorpresa, abbiamo visto che gli addetti alle consegne interagivano subito in modo naturale con lui, parlandogli e alla fine perfino ringraziandolo dell’aiuto fornito”.

Il robot è stato battezzato RoBee e sembra proprio un androide uscito da qualche film di fantascienza. Non è molto alto, circa un metro e cinquanta, ed è di corporatura massiccia.

Che cosa significa tutto questo? Secondo Puglia “che, declinata in un robot umanoide, la tecnologia acquisisce maggiore autorevolezza, si qualifica istantaneamente come un agente importante con cui collaborare per raggiungere un fine. Un aspetto fondamentale in un mondo in cui tendiamo invece a subire la tecnologia, a restarne ingabbiati, come avviene su linee automatizzate dove l’uomo deve seguire i tempi e le sequenze operative dettati dalle macchine”.

E qui arriviamo all’obiettivo ultimo di Oversonic, e cioè, dice il fondatore: “creare una tecnologia in continua evoluzione e a misura d’uomo, in grado di capire le necessità e i tempi del suo interlocutore umano”.

RoBee, quindi, oltre a essere un “voicebot”, capace cioè di interloquire in linguaggio naturale, oltre a saper afferrare oggetti e muoversi autonomamente in un ambiente, è anche una macchina sociale evolutiva, in grado di imparare dall’ambiente che lo circonda e di trasferire le conoscenze che acquisisce nel lavoro a cui è destinato.

RoBee tra Fabio Puglia e, a sinistra, Paolo Denti, CEO di Oversonic.

Oversonic è arrivato a questo risultato in tempi molto brevi, pur attingendo, ovviamente, alle esperienze sviluppate in campo scientifico. “La ricerca italiana ci ha fatto da guida”, dice Puglia, “tanto che abbiamo attivato collaborazioni con varie università italiane. E anche il design è di casa nostra, perché RoBee vuole proporsi sul mercato come un prodotto italiano nato da tecnologie italiane”. Gli investimenti sono stati conseguenti allo sforzo profuso, per accompagnare in tempi serrati lo sviluppo del prodotto.

Come spiega Paolo Denti, fondatore e CEO di Oversonic, con un passato in Benetton e in Thun. “Il 2020”, dice, “è stato dedicato alla prototipazione del robot, mentre nel 2021 abbiamo avviato progetti reali di applicazioni sul campo, anche in collaborazione con importanti player del mondo produttivo e dell’automazione. Nel 2022 saremo pronti per il lancio sul mercato”.

Il costo? Ancora non è definito, ma dovrebbe aggirarsi sui 120.000 euro, oltre a un contratto su base annuale per la manutenzione e l’assistenza. “Non è molto per una macchina con queste potenzialità”, commenta Denti. E se la produzione decollerà su numeri interessanti il prezzo è senz’altro destinato a scendere. Resta da capire se le realtà del manifatturiero saranno interessate a introdurre nei loro layout produttivi una macchina che esce da tutti gli schemi precedentemente conosciuti, per entrare in simbiosi con l’operatore in un modo ancora più immersivo e immediato rispetto ai robot collaborativi. Se la novità dovesse fare breccia, potremmo in breve avere fabbriche in cui i robot umanoidi si mischiano agli operai in carne e ossa. La realizzazione di un sogno a lungo vagheggiato dagli autori di fantascienza. E con la certezza che, in questo caso, i robot si comporteranno sempre da fedeli servitori e mai come ostili schegge impazzite di un mondo distopico. ©WE ROBOTS

Se la novità di Oversonic dovesse fare breccia, potremmo in breve avere fabbriche in cui i robot umanoidi si mischiano agli operai in carne e ossa.

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